A raccontare la grandiosità di questa opera architettonica è prima ancora che il suo nobile spazio interno, impreziosito dai saloni e dalle segrete stanze, lo spazio rivolto verso l’esterno: affacciarsi dal loggiato o aggirarsi nel verde del giardino pensile di Palazzo Piccolomini è come essere assorbiti dall’ambiente circostante, perdendosi nel tempo, è come essere proiettati verso e dentro un paesaggio unico e profondamente suggestivo, modulato dalla natura così come dalla mano di un sapiente pittore. Il monte Amiata, la valle dell’Orcia, il verde dei prati e dei colli, i vigneti, le rocche e i castelli, sono elementi e suggestioni sparse di un paesaggio che entra in una perfetta compenetrazione con gli elementi architettonici dell’edificio laddove arte e natura sono in piena e perfetta sintonia con il pensiero umanistico del tempo.
Quello di Palazzo Piccolomini è il primo giardino pensile del Rinascimento, formato da quattro aiuole delimitate da doppie siepi di bosso e alberi di alloro con la chioma potata ad ombrello per delimitare i viali coperti di ghiaia e che al centro convergono verso una fontana ornata con ghirlande di frutta: il giardino è qui un luogo di meditazione e contemplazione nella perfetta fusione tra uomo e natura tipico dell’età umanistica.
Il monumento rientra nell’ambizioso piano di città ideale avviato dal Papa Pio II Piccolomini e fu progettato nel XV secolo dal Rossellino che si ispirò chiaramente a Palazzo Rucellai di Firenze ad opera del suo maestro Leon Battista Alberti.
Qui l’edificio è di forma quadrata e finemente cesellato in pietra, ogni piano è composto da due file di ventitre finestre equidistanti con una cornice ornamentale; nel piano nobile le gallerie accompagnano alle sale da pranzo, delle armi, della musica, alla biblioteca e alle camere da letto tra le quali quella dello stesso pontefice: ogni ambiente è arredato con mobili, quadri e suppellettili dell’epoca, testimonianze di un passato che ancora conserva l’autenticità e la grandiosità del pensiero Rinascimentale.
È come entrare in un dipinto…
Esiliare la realtà per confondersi nell’amenità di un paesaggio d’altri tempi, quello sereno e silenzioso di un borgo affrescato su tela, semplicemente bello e rifinito tra armonie e proporzioni, tra luce e colore, tra pennellate d’autore che aiutano a percorrere piccole strade fra le case, i comignoli e i campanili, percependo che tutto intorno a quell’agglomerato è silente campagna, interrotta solo dalle curve degli ulivi o dagli alberi sinuosi appresso i campi di girasole e nel susseguirsi di una suggestiva naturalità scandita da ritmi pacati e dal rispetto delle tradizioni di un tempo.
È il ritratto di Pienza, cittadina tra le colline toscane della Val d’Orcia, in provincia di Siena, tra i borghi più famosi e affascinanti d’Italia: una culla di piccole dimensioni ma dal cuore vivo e pulsante in quel tripudio di meraviglie architettoniche, artistiche e culturali che si concentrano nel suo centro storico e che nel 1996 hanno incantato l’Unesco che ne ha riconosciuto dunque il valore di Patrimonio dell’Umanità.
La storia di questo piccolo borgo cominciò a cambiare già nel 1405 con la nascita di Enea Silvio Piccolomini che cinquantatre anni dopo sarebbe diventato Papa Pio II e che durante il suo pontificato avrebbe preso a cuore il destino del suo luogo natio: per suo volere, infatti, l’originaria Corsignano (oggi Pienza) fu trasformata in quella che il Papa umanista concepiva come una città utopica, realizzata in modo tale da poter incarnare i principi e la filosofia dell’età classica e del grande Rinascimento italiano.
L’incarico di realizzare la città ideale fu assegnato all’architetto Bernardo detto il Rossellino, sotto la guida del grande umanista Leon Battista Alberti e in soli tre anni venne realizzato, intorno ad una elegante e suggestiva piazza centrale, un complesso di bellissimi e armoniosi palazzi: dalla Cattedrale dell’Assunta, che si innalza maestosa sulle altre costruzioni, al Palazzo Comunale, al Palazzo Borgia e alla residenza papale o Palazzo Piccolomini.
Uno scenario nuovo, sublime e architettonicamente adatto a celebrare l’armonia e la magnificenza del Rinascimento italiano e che fa di Pienza, ancora oggi, uno degli esempi più spettacolari e riusciti di progettazione urbanistica razionale.
Se dunque tutto intorno a Pienza è trionfo paesaggistico senza eguali, il centro di questo borgo è uno scrigno accogliente e ricchissimo non solo di gioielli architettonici ma anche di scorci suggestivi e dettagli antichi in cui è possibile dimenticare il trascorrere del tempo: le vie e le strade ciottolate tracciano infatti un percorso affascinante che conduce alla scoperta di un paese autentico, incastonato in un’epoca perduta, delicatamente lenta e raffinatamente italica.