Basilica di San Marco

Ogni cosa, in questo luogo, profuma d’oriente, si ricopre di quel fascino esotico venuto da molto, molto lontano e che accende di altrettanta meraviglia quello spazio che l’accoglie, sospeso tra terra e mare. 

Qui tutto è inebriato da suggestioni e mistero, tutto emana un grande senso storico. 

Imperante, nella prospettiva della sua piazza, la Basilica di San Marco, è uno squarcio d’Oriente nel cuore di Venezia, in Italia: lo rivelano le caratteristiche cupole rialzate, la sontuosità dei mosaici, lo splendore degli ori che la ricoprono, e i suoi pavimenti che si mostrano come autentiche distese di intarsi persiani. 

San Marco è una basilica in cui va a depositarsi l’ereditarietà spirituale e architettonica bizantina: venne disegnata nel 1063 da uno sconosciuto architetto, forse di origine greca, che trovò ispirazione rivolgendo il suo sguardo verso la basilica dei Dodici apostoli di Costantinopoli e conferendo così alla struttura la caratteristica pianta a croce greca. 

Ma in questa chiesa, come forse in nessun altra al mondo, fanno ricca miscellanea elementi decorativi di diversa provenienza o pensati per altri edifici e che qui, straordinariamente, trionfano in una suggestiva omogeneità: una sensazione di eccezionalità tra le parti resa unica dall’elemento decorativo dei mosaici che intersecano, tessera dopo tessera, tra ori, porfido, vetro e geometrie dal ritmo ondulato, una superficie di ottomila metri quadrati. 

Un’estensione che regala suggestioni di luce tra gradazioni soffuse e penombre che, come in un libro cesellato di oro e alabastro, rivelano storie evangeliche, di profezie e di santi. 

Ad arricchire la preziosità di queste pagine un corollario di statue, colonne, superfici marmoree, pregiati fregi (come la Pala d’oro) che fanno della basilica un edificio sacro unico al mondo ed un prezioso reliquiario: infatti la basilica, nata come cappella del doge, divenne cattedrale dedicata al Santo evangelista non appena vi giunsero le sue spoglie, avventurosamente trafugate dai veneziani nell’828 ad Alessandria d’Egitto per timore che in quei luoghi se ne facesse scempio. Oggi il corpo dell’evangelista è custodito nella cripta sotto l’altare maggiore della basilica, patrono di Alessandria e di quella Venezia che sa abbracciare Oriente e Occidente.

Il Territorio
Venezia

Città d’arte e paesaggio produttivo, perché Venezia è due volte bella 

Bisogna allontanarsi dalla grandiosità di Piazza San Marco, dalla sua Basilica, dalla Torre dell’orologio, da Palazzo Ducale, dal Teatro La Fenice, dalle preziose testimonianze artistiche che, a Venezia, portano la segnatura di Tiziano, del Tiepolo o del Tintoretto. 

Bisogna poi attraversare in fretta i monumentali Ponti di Rialto, quello dell’Accademia e quello degli Scalzi e perdersi invece tra inedite impressioni di vicoli e lunghi canali. 

Allontanarsi, attraversare, andare oltre: è questo il percorso che di Venezia rivela il suo più caratteristico patrimonio fatto anche di antichi mestieri, legato ad una storia lunga ed importante, scritta da capitoli di mercanzia, di artigianato, di tradizioni e di saper fare. 

Venezia ha un profilo mercantile e artigiano, un contorno definito dalla sua privilegiata posizione geografica che l’ha resa punto strategico anche di quell’antica Via della Seta percorsa da mercanti e carovanieri, tra scambi insieme culturali e commerciali dell’Oriente con l’Occidente e così raccontata e indicata, più di ottocento anni fa, da un mercante veneziano precisamente, Marco Polo. 

È nella parte bassa della città lagunare che si rivela la vivacità tipica e sorprendente del suo paesaggio produttivo: il Sestiere di Cannaregio è un percorso accompagnato dal quieto andamento del canal Grande, fino alla Laguna Nord e al Ghetto Ebraico. 

Lungo le fondamenta veneziane e tra le calli si affacciano botteghe artigiane, espressione di una produttività fatta di passione e tradizione: le calle dei Fabri, dei Boteri dei Saoneri, dei Calagheri sono vie che restituiscono ancora – e non solo nel nome- gli antichi mestieri veneziani, dai maestri del ferro ai calzolai, dai costruttori delle botti ai saponieri, dai tagliapietra, inventori del cosiddetto pavimento alla veneziana, ai maestri d’ascia che nei cantieri fabbricavano e riparavano le barche in legno della laguna.  

Ma è nelle isole veneziane che si riscoprono le tradizioni manifatturiere più secolari: il merletto d’arte di Burano e la lavorazione artistica del vetro di Murano. 

Solo con ago e filo, l’arte tessile delle merlettaie di Burano

La tradizione artigiana ha avuto spesso un volto e un saper fare al femminile, come a Burano dove alle “merlettaie” bastavano ago, filo e nessuna tela per imbastire disegni floreali o di animali, volute e geometrie: erano queste donne che realizzavano a mano, raffinate merlature ispirandosi a quelle delle cinte murarie medievali o alle reti da pesca i cui intrecci venivano rivisitati in chiave di vero e proprio ornamento. 

Quest’arte tessile era praticata quasi esclusivamente dalle nobildonne, nelle case signorili, ma anche dalle religiose nei conventi o dalle popolane. Nonostante poi la produzione più industriale del merletto abbia preso il sopravvento, la manifattura delle abili merlettaie dell’isola è rimasta tradizione incontrastata e sempre praticata dalle donne di Burano, tanto da rappresentarne indiscussa eccellenza. Ripercorrere la storia di questo pregiato manufatto è possibile, se si visita il Museo del Merletto, edificio storico e sede della Scuola dei Merletti di Burano.  

La fabbrica galleggiante del vetro di Murano  

È il centro dell’artigianato veneziano, è qui che si mantiene la plurisecolare lavorazione artistica del vetro. Murano è ancora oggi una fucina di artigiani, maestri vetrai che con autorialità soffiano il vetro, lo modellano per ottenere creazioni uniche e originali. 

Anche se la realizzazione degli oggetti in vetro ha antiche radici egiziane e poi romane, fu proprio nella Venezia del XIII secolo che questa pratica manifatturiera divenne una vera e propria arte, apprezzata in tutta Europa. 

Per prevenire gli incendi causati dal processo di lavorazione nelle fornaci e per non perdere il monopolio di una produzione autentica e pregiata, i laboratori dei maestri vetrai furono trasferiti da Venezia nella vicina isola di Murano che tra ponti, canali e abitazioni rinascimentali, offre ancora oggi una storia di manifattura trasparente, affascinante e unica.

(Continua)