Campanile del Duomo di Pietrasanta

Adiacente alla Cattedrale di San Martino e alto oltre trenta metri, il Campanile del duomo si eleva nella piazza con il suo corpo esterno completamente realizzato in laterizio rosso a vista: venne ultimato nel 1520 rispettando un progetto originario del 1518 che prevedeva il rivestimento in marmo così come la chiesa madre ma la torre campanaria non fu mai completata secondo quel candore. 

La paternità di questo progetto viene attribuita all’architetto fiorentino (e collaboratore di Michelangelo) Donato Benti anche se alcune ricerche accademiche dimostrerebbero l’affascinante ipotesi secondo la quale l’origine architettonica del campanile spetterebbe invece al genio di Michelangelo che visse a Pietrasanta tra il 1516 e il 1520. 

Di fatto il Campanile si staglia sulle basi di una geniale sapienza tecnico costruttiva a sua volta scaturita da un’invenzione architettonica di straordinaria complessità geometrica e sublimata da un ardito riuso delle forme dell’arte edificatoria romana: il Campanile, con base quadrata di otto metri, ha una struttura interna di forma insolitamente cilindrica che presenta le stesse misure della Colonna Traiana dei romani Fori Imperiali; questa inedita configurazione è poi scavata da una grandiosa scala coclearia autoportante, anch’essa in mattoni, che sale fino alla cella campanaria con tre avvitamenti e un centinaio di gradini. 

Un progetto ed una struttura insomma che sembrano rispondere al preciso scopo di produrre, grazie alla propagazione e amplificazione del suo no delle campane, una grandiosa colonna sonora.

Il Territorio
Pietrasanta

Cosa potrebbe nascere dalla durezza della pietra se non la meraviglia dell’arte? 

E quale sensibilità potrebbe accarezzare la rigidità delle montagne se non la sapienza di una mano artigiana? 

E infine, in quale luogo si è coltivato, in maniera formidabile, un tale sentire? 

Tutto questo ci porta a Pietrasanta, una città che giace ai piedi di rigogliose colline che congiungono la pianura della Versilia toscana alle fiere Alpi Apuane preziose alla storicità dei luoghi anche per i ricchi giacimenti marmiferi. 

Un paesaggio variegato, ad un certo punto lambito finanche dal mare e che armonizza questa sua preziosità elevandosi al nobile status di città d’arte: dal 1200, quando fu fondata da Guiscardo da Pietrasanta, la “piccola Atene della Versilia” (com’è soprannominata per la sua storia e per la quantità di opere d’arte che accoglie) è un crocevia di artisti e scultori di fama mondiale, da Michelangelo Buonarroti a Giorgio Vasari fino ai moderni Fernando Botero, Igor Mitoraj, Joan Mirò, Pietro Cascella, Kan Yasuda… Artisti che hanno legato il loro nome a questa città vivendola, facendo dono delle loro creazioni realizzate nelle storiche botteghe e trasformandola in uno straordinario museo a cielo aperto. 

Il paese è di per sé un gioiello di architettura e arte: il borgo con le sue stradine lastricate in ciottoli di fiume si sviluppa intorno al Duomo di San Martino a alla Chiesa di San Agostino mentre le piccole vie regalano un vero e proprio dedalo artistico che consente di imbattersi in opere come la Memoria di Pietrasanta di Cascella, ne Il Guerriero di Botero, nella Chiave del Sogno di Kan Yasuda, nel Centauro di Mitoraj o nel San Francesco di Harry Marinsky. 

Eppure dinnanzi a tanta magnificenza artistica Pietrasanta ha mantenuto intatta la purezza della sua autenticità, ciò da cui tutto è partito: quelle numerose botteghe artigiane che si nutrirono di marmo fino a divenire prestigiosi laboratori d’arte e nei quali, ieri come oggi, si creano sculture, mosaici, opere in terracotta, ceramica, bronzo e acciaio; quelle fucine in cui regna la grande maestria e sensibilità degli artigiani locali, il loro eccezionale talento che dona vita alla pietra, così come al bronzo, al vetro, alla creta e al marmo e che dimostra come dal cuore di una montagna si possa trarre “emozione, forma, arte sublime”.

(Continua)