Castello Normanno di Ginosa

Fu fatto costruire nel 1080 da Roberto il Guiscardo a difesa delle incursioni saracene e, dall’alto di un pianoro murato, domina i tre lati della Gravina di Ginosa. 

É collegato alla via principale del paese da uno scenografico ponte a quattro arcate che si eleva su un largo e profondo fossato.

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Il Castello di Ginosa era originariamente munito di tre torri merlate e di un ponte levatoio, elementi architettonici che furono demoliti nel XVI secolo quando Ginosa divenne baronia della potente famiglia Doria: così il maniero acquisì l’aspetto di un grande palazzo signorile che, ancora oggi, si erge possente a dominio dell’antico abitato.

La parte più antica è la torre posta nel versante nord orientale mentre la parte posteriore, in stile normanno e a base trapezoidale, si affaccia a strapiombo sulla gravina. Il sottosuolo del castello si inabissa invece in antri e caverne, scavate tra profonde fosse coniche adibite ad orride carceri prima e a cisterne poi.

Il Territorio
Ginosa

Incisa nella pietra naturale e incorniciata nell’incanto di un paesaggio variegato e suggestivo che si estende dalle fertili pianure fino al mare, al confine tra la Puglia e la Basilicata e immersa tra le dolci colline della Murgia tarantina: è così che si rivela Ginosa, città rupestre e città costruita, città abbracciata dalla pietra della sua gravina, città dall’antica storia greca, romana, normanna e barbara, città dominata dalla magnificenza storica di un possente Castello eretto nel 1080 da Roberto il Guiscardo e città benedetta dalla bellezza rinascimentale della sua Chiesa Madre dedicata alla Madonna del SS Rosario. 

Architetture gentili che si stagliano nella rudezza di un paesaggio naturale ed aspro laddove la mano della natura ha incrociato e stretto quella dell’uomo, laddove ha preso forma un sistema urbanistico in rupe, un insieme di case grotta interamente scavate nella roccia e disposte su cinque piani sovrapposti tra ipogei, strade, scalinate, cisterne, giardini pensili, nicchie e abbeveratoi: antichi villaggi di pietra che ci conducono tra suggestivi luoghi di culto, in un saliscendi tra grandi grotte e scalinate intervallate, e là, dove la gravina raggiunge la sua massima ampiezza, ci sorprendono le moderne gradinate di un anfiteatro all’aperto che fronteggia uno sfondo di grotte e case arroccate, scenario, nella settimana Santa, della Passione di Cristo. 

Seguendo poi la lunga via del Burrone si raggiunge la Chiesa Madre e il cuore dell’abitato moderno.

(Continua)