Chiesa di San Michele in Foro

Le eclettiche armonie di Lucca trovano una movimentata sinossi nella chiesa di San Michele in Foro, sito dove venne eretto un primo edificio sacro sul finire del VII secolo, in prossimità della confluenza fra il cardo e il decumano massimi del sistema viario di epoca romana.

L’attuale impianto basilicale a tre navate risale alla soluzione planimetrica adottata dai monaci benedettini nel XII secolo, mentre la complessa elaborazione dei paramenti esterni della chiesa, in particolare della facciata, si è protratta senza soluzione di continuità dal 1200 fino al periodo post-unitario, quando i volti di alcuni personaggi illustri (si distinguono, fra gli altri, Garibaldi, Pio IX, Dante, Cavour) sono stati curiosamente inseriti nel già ricchissimo apparato iconografico tardo-medievale, al fianco di santi, martiri, piante, animali e creature mitologiche, simboli cristiani ed esoterici, scene di vita quotidiana e suggestioni di viaggi per mare verso immaginifiche città orientali (presenti in particolare lungo la facciata prospiciente l’antico mercato).

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Su tutto e su tutti, più volte ripetuta e citata in diversi campi scultorei, domina la figura di San Michele che uccide il drago, esaltata dalla grande statua collocata sulla cuspide del timpano. Questa contribuisce ad accentuare ulteriormente il già spiccato verticalismo della facciata, articolata su un primo ordine di arcate cieche cui si sovrappongono quattro loggiati, che in altezza superano di molto il colmo del tetto retrostante.

Paradossalmente, non restituisce lo stesso effetto il campanile, che sembra poco sviluppato in proporzione alla facciata. La vulgata lucchese, corroborata da non trascurabili riscontri storici, sostiene al riguardo che un Doge pisano ordinò lo smantellamento e l’abbassamento dell’originaria cella campanaria perché il suono delle campane, da quell’altezza, era udibile distintamente fino a Pisa, e questa era considerata una intollerabile prevaricazione.

L’interno della chiesa, che trasmette tutt’ora la sobria austerità della fabbrica romanica, attrae per la spazialità misurata e per i cromatismi completamente diversi da quelli presenti all’esterno, dovuti alle limitate possibilità di penetrazione della luce naturale. Le uniche concessioni ad elementi decorativi o di arredo non strutturali sono sedimentate lungo le pareti esterne delle navate e del transetto; per il resto, lo spirito di chi osserva si espande, filtrando fra le colonne, e si innalza liberamente fin sotto le volte a vela rinascimentali, che hanno sostituito con eleganza le originarie capriate lignee.

Il Territorio
Lucca

Una visita a Lucca, la prima o l’ennesima che sia, non è mai banale. Richiede un approccio colto, ed estremamente curioso. Basta percorrere i viali all’esterno della cinta muraria, ed è inevitabile sentirsi attratti dal desiderio di scoprire volumi, forme, spazi e atmosfere, soltanto intuiti perché celati alla vista e protetti dalla possente cortina, che nel tempo ha saputo aprirsi ed accogliere senza mai essere violata.

Lucca, città che appare disegnata e costruita sulle tracce della propria storia, in realtà ne diviene continuamente ispiratrice, mantenendo segni e strumenti che conservano l’originaria consistenza materica, pur offrendosi a rinnovate esigenze di funzione e fruizione.

La struttura urbanistica, in primo luogo. Il sistema viario di origine romana, imperniato sul cardo di via Fillungo - via Cenami e sul decumano di via S. Paolino - via S. Croce, è la matrice che ha informato tutti i successivi sviluppi della città intra moenia, rimanendo percepibile anche nei tratti che risultano parzialmente alterati dalle nuove fabbriche, in particolare quelle dedicate al culto, dal Medioevo in avanti.

Ancora più eclatante il caso dell’Anfiteatro romano. Risalente al II secolo d.C., dalle sue mura in progressivo decadimento è sorta una schiera di edifici, secondo un processo di “estrusione storica” che ha sedimentato l’arena ellittica, trasformandola da spazio monumentale a spazio urbano per antonomasia, la piazza, in quanto tale pienamente recuperata solo nel 1838.

E poi le mura, perfettamente integre. Testimoni e custodi dell’identità di Lucca e dei Lucchesi, sono diventate esse stesse la rappresentazione plastica di questa identità, anch’essa tanto integra quanto “accessibile”. Le splendide porte monumentali che conducono al cuore della città murata simboleggiano efficacemente la serena austerità necessaria per approcciarsi allo spirito del luogo, così come i varchi minori, richiesti dall’uso e dal tempo, indicano una via alternativa, più intima e individualista, per incontrarne gli abitanti.

Tutto, fino a questo punto, sembra dispiegarsi seguendo placide prospettive orizzontali. Gli improvvisi accenti verticali delle torri urbiche, per quanto già percepiti, traguardando oltre le mura, da lontano, suscitano dunque una sorta di appagante disorientamento per chi ha abituato lo sguardo a spazi e dimensioni rese misurabili, e quindi rassicuranti, dai continui rimandi delle quinte stradali. Slanci verso l’alto che hanno esiti mai scontati, se non addirittura imprevedibili, suscitati dai rintocchi delle ore e dei quarti scanditi dalla Torre delle Ore, o dal frusciare sommesso della chioma arborea della Torre Guinigi.

Infine, le chiese di Lucca. Tante, alcune sobrie, altre ricchissime di ornamenti e particolari, tutte indistintamente amate dai Lucchesi, che le sentono affidabili depositarie della propria devozione. Simboli religiosi e opere d’arte custoditi al riparo di facciate complesse, dove l’uso architettonico e mediatico della luce è la cifra condivisa. Ne sono strumenti gli infiniti giochi di intarsi, le sculture, le arcate cieche e le logge, che per contrasto esaltano la luminosità dei marmi e della pietra lucchese delle facciate di San Martino, la Cattedrale, e di San Michele, o lo sfondo aureo della trama musiva sovrapposta alle lisce superfici verticali della facciata basilicale di San Frediano. Contrasti che vengono a proporsi, su piani spazialmente diversi, anche rispetto al caldo cromatismo degli intonaci e del cotto, che prevale sui tetti e lungo le quinte architettoniche di strade e piazze.

Tutto questo ha un effetto straordinario, perché Lucca, l’attuale Lucca, pur essendo il risultato del continuo sovrapporsi e affiancarsi di materiali, tecniche costruttive e soluzioni spaziali che sono espressione di ben definite fasi storiche, artistiche e culturali, infonde equilibrio e armonia come se fosse espressione di un unico pensiero, formatosi in un tempo indefinito, con cui potersi confrontare adesso.

(Continua)