Pantheon

Ha più di duemila anni ed è l’unica costruzione romana rimasta intatta attraverso i secoli: un autentico pezzo di storia antica nel bel mezzo della contemporaneità. 

È considerato antesignano di tutti i moderni luoghi di culto ed è l’opera dell’antichità più emulata in assoluto. 

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Le sue origini appartengono alla Roma pagana: era un piccolo tempio dedicato a tutte le divinità romane e il punto in cui sorge è un luogo leggendario della storia della città; qui, secondo una antica credenza, morì Romolo, il fondatore di Roma, afferrato da un’aquila e portato in cielo fra gli dei. 

Fu fatto erigere tra il 27 e il 25 a.C. dal console Agrippa ma l’edificio attuale è opera di successive ristrutturazioni: nell’80 d.C. Domiziano lo ricostruì dopo un incendio ma trent’anni dopo fu colpito da un fulmine e l’edificio prese nuovamente fuoco; fu il genio eclettico dell’imperatore Adriano a conferirgli nuovo splendore, prediligendo la forma ideale del tempio rotondo. 

Il Pantheon è un grande vano perfettamente circolare coperto da una cupola a calotta, ornata da lacunari che si restringono prospetticamente fino alla fessura rotonda dell’impluvium: è da qui che filtra la luce, propagandosi lungo la raggiera dei lacunari e diffondendosi in modo uniforme in una graduazione continua del chiaroscuro. 

Ed è in questa suggestiva penombra che si possono ammirare gli intervalli di sette nicchie semicircolari e rettangolari immessi da coppie di colonne scanalate in giallo antico intervallate da edicole con colonnine a sostegno di timpani; il pavimento, con motivi quadrati e cerchi è in gran parte originario e posta sotto la Madonna del Sasso di Lorenzetto vi è la tomba di Raffaello. 

All’esterno il prònao rettilineo inquadra prospetticamente il volume cilindrico dell’edificio che, alla caduta dell’Impero, fu ceduto a Bonifacio IV che lo consacrò alla Madonna e a tutti i martiri.

Il Territorio
Roma

Roma città eterna e caput mundi, tra le vie della Storia 

Roma è la “città eterna”, ancora immersa in secoli e secoli di storia e di cultura. 

Ogni pietra di strada, anche la più piccola o deposta al margine, ha qualcosa da raccontare avendo vissuto tra i fasti di un impero la cui grandiosità non sarebbe mai più stata eguagliata, avendo respirato l’originaria spiritualità di un cristianesimo che ne ha travolto gli eserciti con la profondità della sola parola evangelica, ed avendo tracciato lo stesso passo di quei personaggi che hanno fatto grande la storia: dai Cesari a San Pietro, da Carlo Magno ai più grandi Pontefici fino a Michelangelo.

Roma è stata -ed è- la “capitale del mondo”, la città invincibile che si è arresa solo dinanzi alla Verità e all’eternità di quel pensiero cristiano che ha vinto ogni sua persecuzione trasfigurandola invece nella bellezza e nell’armonia di una sacralità che si racconta da oltre duemila anni e si esprime nella storia artistica e religiosa di una Roma anche pontificia. 

Le pietre di Roma rivestono strade importanti e raccontano di una storia etrusca o repubblicana, imperiale o paleocristiana, medievale, rinascimentale e barocca. 

Vie e percorsi che divengono corsi e ricorsi storici, in cui si concentrano in maniera del tutto straordinaria storia, leggenda e monumenti, dove il mondo antico è integrato nella sorpresa di quello moderno: il Foro Romano e il Pantheon si mostrano quasi in una dimensione atemporale, tra la magnificenza di palazzi barocchi e ville rinascimentali, così come dal Colosseo, nel centro cittadino. Sorprendente è poter riscoprire luoghi indimenticabili, Campo dei Fiori e Piazza Navona: è qui che si ammira la splendida Fontana dei quattro Fiumi del Bernini, è qui che si aprono le architetture di Piazza di Spagna, dominata dalla celebre scalinata, e di Piazza del Popolo, con le caratteristiche chiese gemelle. A Largo di Torre argentina invece i resti di antichi templi romani fino ad arrivare a Trastevere, lo storico quartiere dove si possono visitare antiche botteghe, mercatini tradizionali e trattorie tipiche. Ed è qui che si scopre una Roma inedita. 

Roma artigiana, al crocevia di creatività e cinema

Non tutte le strade portano nella Roma celebrata dalla grandiosità dei suoi monumenti. Ad esprimere intense pagine di storia sono anche quelle vie che attraversano una città creativa e attiva, e che dell’Urbe disegnano uno specifico paesaggio produttivo.   

Il percorso è facilmente individuabile, basta considerare la toponimia delle strade, vi riecheggia il nome di antichi mestieri, si riscoprono i luoghi del saper fare, che ci sono stati o ci sono ancora. 

Così accade soprattutto nella parte vecchia di Roma che ha l’aspetto di una città più modesta, lontana dalla modernità metropolitana soprattutto perché è qui che ci si può imbattere in vecchie (e nuove) botteghe: sono all’incirca duecento quelle di denominazione storica, molte sono laboratori d’eccellenza che tramandano un’attività settantennale, nel racconto di un saper fare che passa attraverso generazioni.  

Si ritrovano soprattutto nella parte storica della città, da Trastevere a Borgo, dove ci sono i rioni Ponte e Monti e sono le botteghe del legno o della ceramica, del tessile o dei legatori d’arte, dei mosaicisti, dei vetrai, dai decoratori. 

Via dei Bottari, dei Leutari, dei Sediari, dei Cimatori, dei Chiodaroli, piazza dei Coronari, sono solo alcuni dei luoghi che rimandano ad un paesaggio produttivo un tempo animato dai costruttori di botti in legno, dai liutai, dai fabbricanti di sedie, dai finitori di tessuti, dai realizzatori di chiodi –modellati singolarmente a mano- dai coniatori di medaglie, corone e oggetti sacri. 

A Roma era molto antica la lavorazione dei metalli, per la produzione delle armi così come per la creazione di oggetti ornamentali o di uso quotidiano. Nel Barocco romano il ferro battuto è ricercato per la realizzazione di cancelli che ancora oggi caratterizzano gli ingressi raffinati di palazzi e chiese. L’architettura sacra della città contribuì poi allo sviluppo di una pregiata arte orafa. È di epoca rinascimentale l’intensificarsi dell’arte antica della decorazione a stucco praticata alla scuola di Raffaello. 

A Roma una delle più diffuse abilità manifatturiere era quella dei viminatores, gli artigiani che intrecciavano vimini per la realizzazione di cesti o piccole sedie. 

Un fare assai antico: è proprio dai maestri di vimini che avrebbe preso il nome il colle del Viminale. 

Il quartiere del Testaccio invece si sarebbe costituito attorno ad una montagna di cocci, deposito ricavato dalle argille modellate al tornio. La lavorazione artistica della ceramica non ebbe però la stessa risonanza che spettò invece a quella del vetro che, a Roma, si esprime non solo attraverso una produzione di oggettistica ma soprattutto grazie all’attività dei laboratori di vetrate artistiche.

Una tradizione caratterizzata da tecniche particolari come la vetrofusione, il collage o la tessitura tiffany con l’impiego di rame. Tipicamente romana è la realizzazione di invetriate “tessute a piombo”, mosaici trasparenti e colorati legati da fili di piombo e rafforzati con gli stucchi. 

Totò, Marcello Mastroianni, Omar Sharif, Antony Quinn, Sergio Leone, Robert De Niro sono alcuni dei nomi del cinema e del teatro che hanno preferito la manifattura italiana, incrociandola proprio per le vie di Roma: l’alto artigianato romano, come quello dedito alla sartoria e calzoleria per la realizzazione dei costumi di scena è infatti il bacino d’eccellenza attorno al quale ruota l’interesse dell’universo cinematografico di Cinecittà e dove scenografia, storia del costume, manifattura e spettacolo concedono a Roma il dono creativo di raccontarsi ancora.

(Continua)