Piazza del Popolo

Possiede ed emana tutto il fascino e il garbo di una delle più belle aree cittadine d’Italia: è la Piazza del Popolo che, a Faenza, si apre tra due splendidi portici completati da ampi loggiati superiori e che troneggiano in questo che è un autentico salotto di città.

Non un luogo a caso: qui è l’esatto incrocio tra il cardo ed il cumano, i due assi viari degli accampamenti delle legioni romane di quell’antica Faventia fondata nel II secolo a. C. nei pressi del fiume Lamone; qui passava inoltre la Via Emilia che ancora oggi, dopo due millenni, rappresenta la spina dorsale di tutta la regione, da Rimini fino a Piacenza e oltre fino a Milano.

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L’incrocio tra gli storici assi viari è segnato, nella piazza, dalla Torre dell’Orologio ricostruita nel periodo post bellico secondo il precedente modello seicentesco. A fiancheggiare la Torre vi è poi l’imponente Palazzo del Podestà, edificio medioevale che fronteggia l’antica sede della signoria dei Manfredi, il Palazzo del Municipio.

Nella corte interna della Piazza fa invece bella mostra di sé la meravigliosa facciata neoclassica del Teatro Comunale Masini, uno degli esempi più rappresentativi di architettura neoclassica italiana, eretto a fine Settecento per volere dell’Accademia dei Remoti, storico cenacolo di intellettuali ed artisti faentini.

Il Territorio
Faenza

La scopriamo adagiata in quel suggestivo e millenario percorso della Via Emilia, nel cuore della Romagna, in quel palpitare di dolci colline laddove paiono affrescati i crepuscolari colori di campi e vigneti. Avvolta dalle morbidezze di un fascino senza tempo che continua a raccontarsi, la storia di Faenza è impreziosita da pregiati capitoli di tradizioni artistiche e artigianali, da autentiche bellezze che tra vicoli e piazze lasciano riscoprire il valore medievale, rinascimentale e neoclassico di monumenti e nobili palazzi laddove artisti, pittori e architetti sono stati espressione di un’arte squisitamente raffinata.

È così che Faenza ammalia: facendoci perdere in quel delicato intreccio di strade che non tradisce armonia e che rivela invece quell’inestimabile tesoro artistico, espressione di una grande fioritura d’arte sbocciata in epoca rinascimentale grazie all’opera di grandi artisti come Giuliano e Benedetto da Maiano, Donatello e i Della Robbia, Biagio d’Antonio da Firenze e molti altri. 

Artisti che vissero e lavorarono nella cittadina romagnola, anche tra le botteghe artigiane, lasciando l’impronta della loro arte e conferendo al luogo l’aspetto di un piccolo tesoretto: una lettura artistica trascritta tra le pagine di Piazza del Popolo che si lascia ammirare tra gli splendidi loggiati degli edifici medievali di Palazzo del Podestà e Palazzo Manfredi, antica residenza della signoria manfrediana; suggestiva anche Piazza della Libertà dominata invece dall’imponente Cattedrale con la sua incompiuta facciata e la scenografica scalinata, una piazza infine abbellita dalla Fontana Monumentale con sculture in bronzo del XVII secolo. 

Il neoclassicismo spicca invece tra le stanze di Palazzo Milzetti, antica dimora dei conti Milzetti e oggi sede del Museo Nazionale dell’età Neoclassica in Romagna: qui, tra sfarzose e raffinate sale, ci si può imbattere nel delizioso inganno artistico e architettonico di porte finte o celati ingressi. 

Un percorso artistico che procede nella ricchezza di musei e biblioteche, nelle rievocazioni storiche di un’epica cavalleresca e in quelle più che piacevoli “soste” nelle botteghe artigiane, oltre sessanta, laddove la tradizione artistica e artigianale della ceramica di “Faience” continua a tradursi, da oltre cinque secoli, in una raffinata produzione di maiolica artistica. 

Di quest’artigianalità, elevata dalle maestranze locali al rango di vera e propria arte decorativa, Faenza ne ha fatto autorevole patrimonio, celebrandola nel suo prestigioso Museo Internazionale delle Ceramiche: è uno dei maggiori al mondo, con una prestigiosa collezione di ceramiche faentine, italiane e internazionali, con esemplari che ricoprono un arco temporale che va dall’età romana fino ai giorni nostri, in una serie sublimata dai capolavori di grandi artisti come Picasso, Matisse, Chagall e altri contemporanei; un museo che è divenuto “Monumento testimone di una cultura di pace” così come riconosciuto dall’Unesco nel 2011.

(Continua)