Una storia musicale ed artistica lunga duecentotrentasette anni, iniziata nel Settecento sulle ceneri del Teatro Ducale per volere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria ed inaugurata con il dramma musicale Europa riconosciuta di Antonio Salieri.
La storia del Teatro alla Scala di Milano è segnata fin dal principio dal dire aulico di nomi illustri, quelli di direttori d’orchestra, maestri, cantanti lirici, compositori, ballerini e registi la cui eco riecheggia solennemente, ancora oggi, tra le logge del tempio della grande opera italiana: quattro ordini di palco, due gallerie, il loggione, la curva a forma di ferro di cavallo, un’acustica tra le migliori al mondo, un palcoscenico a sei campate, una raggiante eleganza che veste il damascato rosso di poltrone e pareti e si magnifica nelle tonalità di avorio e oro delle decorazioni; in ogni anfratto scenico della Scala è un susseguirsi di suggestivi richiami che hanno il suono e l’arte di Gioachino Rossini, Arturo Toscanini, Niccolò Paganini, Giuseppe Verdi, Gaetano Donizzetti, Giacomo Puccini, Maria Callas, Renata Tebaldi, Igor Stravinskij, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, George Balanchine, Carla Fracci e altri ancora.
Nomi che sono divenuti grandi per ogni grandiosa favola che hanno saputo scrivere, suonare, ballare, inscenare, interpretare e intonare, nomi che sono diventati emozioni tangibili e che riemergono ancora oggi in quell’attimo incantevole in cui le luci si abbassano, il silenzio in platea si fa trepidante attesa, il sipario si apre e la meraviglia va in scena.
E come ogni favola che si rispetti, alla Scala è consuetudine che ogni esibizione si concluda prima della mezzanotte quando comincerà a vivere l’altra anima del teatro, quella di una socialità che spesso, nella storia di questo luogo, ha ceduto anche alle frivolezze e ad un azzardo giocato tra quei palchi "affittati" per le riunioni mondane di una Milano leggera.
Una storia un po’ più triste, che nel bene o nel male, è stata comunque la storia sociale del Paese sempre però risollevata alla gioia dalla teatralità di un luogo che non ha mai tradito la sua autentica natura e che aprendo il suo sipario ha sempre rivelato il fascino e l’autorialità di una grande tradizione.
Milano
La cura dello sguardo
Sebbene oggi si configuri come l’unica vera metropoli italiana dal respiro internazionale e dalla rara vitalità, a guardarla da una certa distanza, Milano potrebbe ancora apparire come poco più che una fucina colorata di moda e design. Per anni, infatti, il primato assoluto in questi due settori ha tenuto a distanza chiunque fosse in cerca di un tessuto artigianale più classico, più vicino alle tradizioni del Made in Italy, trascurando però che la cultura produttiva della città meneghina ha origini antichissime, che ancora sopravvivono e convivono con la modernità.
L’essenza nell’apparire
Riuscire a sviluppare, in modo così completo, due tra i settori che meglio raccontano il contemporaneo e i suoi cambiamenti, ha fatto di Milano un polo di riferimento anche per l’estero. Oltre infatti alla presenza sul territorio di tutti i più importanti atelier della moda italiana, Milano continua a raccontare il suo impatto in questo settore attraverso la Fashion Week, ma anche tra le stanze del Palazzo Morando, che ospita un museo dedicato alla storia del costume, a cui si unisce l’Armani/Silos, in onore di “Re Giorgio”, che celebrare oltre quarant’anni di attività del brand.
Ancora più ampia è l’offerta di luoghi e di momenti di approfondimento sul design, nel suo percorso storico e nell’attualità, ne sono esempi illustri: l’ADI - Design Museum Compasso d’oro, il Museo del Design Italiano ospitato all’interno della Triennale, ma anche il MIL - l’Archivio Giovanni Sacchi che, attraverso una sperimentazione pratica e una ricostruzione storica, custodisce e narra il processo di realizzazione di un prodotto. A questi vanno poi aggiunti i musei d’impresa come il Museo Branca, la Galleria Campari, il Museo Alessi e quello Kartell; e gli studi, diventati tappe obbligate per chi vuole addentrarsi nelle storie personali di alcuni artisti: lo Studio Museo Achille Castiglioni, la Fondazione Franco Albini, la Fabbrica del Vapore.
La vecchia Milano
Eppure non è tutto qui. La “vecchia Milano”, quella delle botteghe e delle vie in ombra ancora fa percepire la sua presenza. Sono infatti moltissimi i tour cittadini che mostrano le sorprese artigianali del centro, come nel caso di Brera, storico quartiere in cui si trova il quadrilatero del profumo che include - non a caso - via Fiori Chiari, dove è possibile creare da sé una propria fragranza. L’Associazione 5VIE ha poi raccolto realtà produttive storiche che si concentrano in un perimetro che dal Duomo arriva fino a Sant’Ambrogio: laboratori di gioielli design, piccoli complementi d’arredo, restauro e ceramiche, legatorie e prodotti in carta sono solo alcune delle specialità custodite in questi quartieri del centro che non solo tengono viva una tradizione ma tramandano un percorso storico che resiste al tempo. Segno tangibile ed emblematico di questa presenza vivace è l’Archivio Fondazione Fiera Milano, testimone del ruolo di Milano nella vita produttiva e artigiana del nostro paese.