Scegliere di spostarsi tra le provincie di Catania, Siracusa e Ragusa verso la punta della Sicilia che volge a Sud è come decidere di perdersi in uno dei capitoli più straordinari e probabilmente irripetibili della storia dell’uomo: una storia di distruzione e ricostruzione, di macerie e fasti architettonici, di azione e di reazione.
La storia di una terra che più di tre secoli fa, nel 1693, si svegliò epicentro di un devastante terremoto che fece tremare l’intera Sicilia.
Ma ad addentrarsi oggi in questa storia, in questi luoghi, si finisce per leggere negli occhi di un altro racconto, quello di quei siciliani che in pochi decenni seppero far rinascere le proprie città con criteri urbanistici completamente nuovi e ispirati ad un gusto davvero grandioso: quello del barocco siciliano!
Uno stile architettonico che caratterizza un’intera isola ma che qui, in Val di Noto si è fatta espressione di un ritorno alla vita e rifiuto dell’orrore della catastrofe.
Così le otto realtà urbane di Caltagirone, Militello in val di Catania, Modica, Noto, Catania, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli (il distretto del Val di Noto) sconvolte dal sisma, si risollevarono adottando soluzioni architettoniche unitarie e dallo stile tardo barocco che le caratterizza ancora oggi e che le annovera nel Patrimonio dell’Umanità.
Catania, gemma della Sicilia orientale, è una città che si mostra in diverse sfaccettature, offrendo suggestioni di paesaggio e tracce di una storia che ha respirato, per ben ventotto secoli, gli influssi di molte dominazioni: è stata greca, romana, araba, normanna, sveva, angioina, aragonese e spagnola, tutti capitoli di un passato che ha lasciato le sue tracce artistiche nelle linee architettoniche di palazzi, chiese e monumenti.
Una storia di forte dominazione, mitigata da una terra che si è saputa prestare ad essere luogo d’incontro di popoli e culture, aperta e tollerante, portatrice di un’identità sempre difesa e soprattutto capace di rinascere alla storia così come al predominio di una natura tanto generosa quanto brusca e sconvolgente: alto, imponente, silenzioso, con la vetta spezzata da una grande bocca di fuoco, l’Etna (Patrimonio Unesco dal 2013) è il vulcano che domina e plasma l’intero paesaggio catanese, ne disegna i contorni, offre la sua terra lavica per raccoglierne frutti dai giardini di agrumeti e vigneti, e poi ancora dai fitti boschi di noccioli, castagni, querce, pini e faggi.
Un crescendo di meraviglie naturalistiche dalla valle fino alla cima, dove lo sguardo può finalmente scivolare libero verso la fascia costiera ionica, tra spiagge ghiaiose, piccole baie, faraglioni e rocce eruttive mentre, a Catania, si ricostruisce il suo centro urbano tra grandi piazze, larghe strade e il patrimonio storico ed artistico di una città barocca, ridisegnata, dopo il 1693, da illustri architetti in un fervore di arte e magnificenza che ne hanno fatto il simbolo di una autentica rinascita.