Villaggio Crespi d’Adda

C’è stato un tempo e un luogo in cui il "padrone" regnava dal suo castello provvedendo, come un buon padre, a tutti i bisogni dei suoi dipendenti, anticipando le tutele dello Stato e garantendo uno stile di vita lavorativo e umano quanto più armonico e produttivo. 

Tutto ebbe inizio quando due capitani d’industria "illuminati", Cristoforo Crespi e il figlio Silvio, vollero costruire lungo le rive dell’Adda un villaggio ideale del lavoro, un piccolo feudo dove il castello del padrone potesse essere simbolo sia dell’autorità che della benevolenza verso gli operai e le loro famiglie: pensarono e realizzarono dunque una sorta di città-giardino a misura d’uomo, uno spazio al confine tra mondo rurale e mondo industriale, un microcosmo autosufficiente dove la vita di operai e artigiani, insieme a quella di un’intera comunità, potesse ruotare, secondo un piano ideale di ordine e armonia, attorno al loro opificio tessile. 

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Il villaggio, fu realizzato nella culla di un bassopiano delimitato tra i due fiumi dell’Adda e del Brembo, era abitato solo da coloro che lavoravano nell’opificio e dalle loro famiglie che avevano a disposizione tutti i servizi necessari alla vita di una comunità: chiesa, scuola, ospedale, dopolavoro, teatro, botteghe alimentari e di vestiario; le abitazioni, circa cinquanta casette ben allineate, furono realizzate in stile inglese con decorazioni in cotto e rifiniture in ferro battuto, mattoni a vista e corredate da orto e giardino. 

Accanto alla fabbrica, di stile neo-medievale, con un grandioso ingresso e ricca di elementi decorativi e con altissime ciminiere, fu eretta la maestosa villa padronale rispondente allo stile medioevale trecentesco. 

C’è stato, dunque, un tempo in cui tutto questo fu pensato e vissuto; c’è stato un luogo, indicato come il Villaggio Crespi d’Adda, dove si provò a scrivere una storia di lavoro, dedizione e rispetto, ambientata tra metafora e realtà e che rappresentò un prezioso modello di riferimento. 

C’è stato un villaggio e c’è ancora: realizzato tra Ottocento e Novecento, oggi perfettamente integro, in maggioranza abitato dai discendenti dei lavoratori dell’opificio tessile e, dal 1995, Patrimonio Unesco poiché riconosciuto "esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa."

Il Territorio
Bergamo

Non si può fotografare Bergamo contando su un unico scatto panoramico, ne servono almeno due: il primo per catturare dal basso gli scorci storici della Città Alta, cinta tra le sue mura medievali e le sue case antiche; il secondo azionato invece dall’alto per focalizzare la Città Bassa, di moderna bellezza e dall’aspetto elegante e raffinato. 

Due istantanee, dunque, per due differenti volti di un’unica città, entrambi valorizzati nel loro contrapporsi: risalire tra le scalinate per raggiungere la parte alta ed entrare nelle vecchie mura (o attraversarle con la funicolare) ci sorprenderà grazie al fascino di storiche prospettive,, mentre il ridiscendere verso il basso toglierà il fiato su un panorama caratterizzato dalla serenità della sua armonia compositiva. 

Bergamo è alta e bassa, nell’insieme una meraviglia squisitamente italica, una miscellanea di storia, arte, musica e paesaggio: nasce romana, si sviluppa nel Medioevo e prospera soprattutto sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, all’insegna di un crescente benessere e sviluppo economico; una prosperità che ha lasciato il segno nei monumenti, nei palazzi, nelle chiese e nelle piazze, ben conservati e che non si è mai arresa, soprattutto nella città bassa, centro delle attività produttive, dove il benessere economico non è mai stato all’ombra del vigore di storia ed arte, tanto che è proprio a Bergamo che nacque il villaggio di Crespi d’Adda, l’unico esempio di archeologia industriale riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. 

Gli scatti di Bergamo sono anche diapositive che raccontano i capolavori di musica ed arte che contraddistinguono la vivacità culturale di questa città: così le immagini possono rievocare celebri musicalità, come quella di Gaetano Donizzetti tra i più grandi operisti dell’Ottocento, la cui storia si può ripercorrere visitando il Museo Donizzettiano o la sua casa natale in Bergamo alta, o il teatro cittadino a lui intitolato e dove, in ogni stagione, si applaudono i suoi successi. 

Gli scatti diventano invece artistici nelle sale dell’Accademia Carrara, la pinacoteca che ospita una delle collezioni di opere del Rinascimento Italiano tra le più importanti d’Europa e dove è possibile ammirare maestri come Botticelli, Mantegna, Bellini e Raffaello. 

A Bergamo Alta le vie dell'arte si intrecciano a quelle della storia: circondata dalle mura con la sua atmosfera medievale, custodisce, tra le strette vie ciottolate, antichi resti romani, chiese rinascimentali, palazzi settecenteschi e facciate neoclassiche che impreziosiscono la celebre Piazza Vecchia; una suggestiva passeggiata che consentirà di catturare gli scorci architettonici del Duomo, della Basilica di Santa Maria Maggiore, del Palazzo della Ragione, del Castello di Cavernago, del Battistero o della Cappella Colleoni. Scatti, angolature, prospettive sempre diverse ma che testimoniano l’autenticità di una bellezza ancora squisitamente italica.

(Continua)