Esistono storie che attraversano il tempo. Quella della famiglia Romanelli ha inizio nella seconda metà del Settecento e arriva ad oggi con un passaggio di testimone che ha a che fare con i sensi, due in particolare: la vista e il tatto.
Essere scultori è una questione che riguarda soprattutto mani e occhi e, da oltre due secoli, questi strumenti sono al servizio dell’arte scultorea fiorentina che nella galleria Romanelli trova una casa da abitare.
Nel tempo il nome “Romanelli” diventa un atto di fiducia, una garanzia di qualità che richiama architetti, collezionisti e decoratori alla ricerca di pezzi unici. Oggi è soprattutto Raffaello, insieme a Vincenzo e altri artisti che collaborano con lo studio, a portare avanti la tradizione. Non intesa come ripetizione, ma come rinnovamento continuo dello stesso gesto, autentico, ancestrale.
Lo studio e la galleria ospitano opere antiche, contemporanee, riproduzioni, pezzi originali, molti dei quali eseguiti su commissione. I materiali utilizzati sono gli stessi di sempre: marmo, gesso, bronzo, talvolta anche resina.
La tradizione viene perpetuata anche attraverso strumenti e tecniche, come la macchinetta a ponte, utilizzata fin dal tempo di Michelangelo, affermazione di una scelta non soltanto stilistica ma di principio.
In questo modo l’arte diviene portatrice di un messaggio che va al di là dell’opera in sè: conservando la tradizione creativa, diventa un pezzo di storia e conferma l’esistenza di un saper fare artigianale, italiano, che è un valore insensibile al tempo.