Carrara

A nord della Toscana si staglia un suggestivo paesaggio di montagna, disegnato dai rilievi delle Alpi Apuane. Ai piedi di queste catene rocciose è facile identificare la città di Carrara: sembrerebbe incastonata nel candore di un perenne ghiacciaio che resta intatto, bianco e luminoso anche in piena estate. 

Ma Carrara non è affatto incastonata nel ghiaccio, è piuttosto una città la cui identità è “scolpita” nel marmo, pietra dura e pregiata, scavata dai suoi bacini marmiferi: a Fantiscritti, Torano e Colonnata il marmo è estratto nel segno di una lunga tradizione territoriale scandita da fatica, ingegno e sapere.

È così da oltre duemila anni: di questo “oro bianco” si rifornirono gli Etruschi prima, i Romani poi, e il “bianco di Carrara” fu sempre il marmo più ricercato da celebri artisti come Michelangelo, Canova e il Bernini, fino ai contemporanei Cattelan e Jan Fabre. 

Carrara è dunque un distretto produttivo d’eccellenza che ha fatto del marmo la sua identità storica e territoriale generando nel corso dei secoli un’economia “creativa” che ha orientato i processi d’estrazione, di lavorazione e scultura. 

Il suo paesaggio produttivo è definito oltre che dal candore lunare della roccia, dall’agire storico dell’uomo che ha coltivato la ricchezza di questi luoghi creando ponti, viadotti e trafori: nelle cave di Fantiscritti si può esplorare l’interno della montagna ed è come entrare in una splendida cattedrale. 

Sono luoghi in cui risuona ancora l’eco estenuante dei cavatori che, una volta estratto il marmo, passavano il testimone ai “lizzatori”, gli operai attrezzati di pali in legno e funi d’acciaio di cui si avvalevano per trasportare i blocchi di marmo fino a valle. 

Un lavoro duro ed esclusivamente “artigianale”, veramente fatto a mano e che restava tale anche nel praticare il taglio dei blocchi di marmo: per questo ci si serviva del filo elicoidale, della sabbia silicia ricca di quarzo, dei picconi per intaccare gli argini e staccare la pietra. 

Oggi, per ridurre sia l’impatto ambientale che il duro lavoro dell’uomo, i processi di estrazione e lavorazione sono stati ripensati alla luce di tecniche e strumenti più innovativi ma il valore della tradizione è una storia che si racconta e si può vivere ancora: basta entrare nella Cava Museo di Fantiscritti. Qui sculture a grandezza naturale sono state scolpite per illustrare l’antico mestiere di cavatori e lizzatori e qui, il fondatore e cavatore Walter Danesi ha voluto conservare attrezzi e macchinari usati fin dall’epoca romana per l’escavazione e il trasporto del marmo. Vi si trovano preziose testimonianze che arrivano fino al 1960 e non hanno solo un carattere strumentale ma sono espressione autentica della condizione sociale di questa classe operaia.  

La Cava Museo è immersa nello scenario naturale delle cave di Fantiscritti, lo stesso luogo dove Michelangelo selezionava personalmente la sua materia scultorea, confondendosi tra i cavatori e ispirandosi al paesaggio lunare di questa città toscana scavata nella roccia. 

Carrara è il bacino marmifero più grande del mondo. Nella città ogni cosa è legata al marmo che riveste le vie del suo centro storico, caratterizza i più vicini borghi e influenza perfino la gastronomia: il lardo di Colonnata è stagionato e aromatizzato in ampie vasche di marmo, era il cibo povero ma nutriente dei cavatori mentre oggi è una delle più ricercate specialità IGP del territorio. 

La città è fatta di antichi palazzi e monumenti secolari: Piazza Alberica è lastricata con diversi tipi di marmo, in un gioco di contrasti con i colori degli edifici signorili che la delimitano. Sulla facciata del Duomo di Sant’Andrea si alternano due tonalità di marmo, quello bianco lunese e il nero di Colonnata. C’è il Teatro degli Animosi e la Floating Stone, la “pietra galleggiante”, una sfera in marmo che fluttua sulla fontana di Piazza d’Armi: l’autore è Kenneth Davis, la realizzò nel 1979.

Il marmo, a Carrara, è divenuto antico sapere: conta ben duecentocinquanta anni la sua prestigiosa Accademia delle Belle Arti che ha formato - e forma - artisti e scultori. Tra i professori onorari i nomi sono di altrettanto indiscusso prestigio: Canova, Cattelan, Jeff Koons.

Dall’accademia ai laboratori: il più antico, a Carrara, è lo Studio Nicoli avviato nell’800 dallo scultore Carlo Nicoli e divenuto punto di riferimento di artisti nazionali ed internazionali. Con il marmo si definiscono anche opere ispirate ad un design contemporaneo che Carrara ospita nei suoi moderni show-room. 

Il marmo a Carrara non rappresenta solo il pregio di un territorio o una forma d’espressione artistica ma è una storia millenaria scritta dal duro lavoro degli uomini, divenuta arte e sapere e per questo celebrata con eventi e manifestazioni culturali, con la promozione di esperienze formative e con l’offerta culturale di un artigianato inedito e creativo. 

Un dinamismo riconosciuto dall’Unesco che nel 2017 identifica Carrara con il titolo di Città Creativa di artigianato e arte popolare.