È una piccola cittadina nella provincia di Trapani ma le risorse sono quelle proprie di un territorio a dir poco straordinario. Poco più di cinquemila abitanti che vivono nella bellezza di un ecosistema regolato da tre elementi fondamentali: la natura, il mare e la roccia.
La roccia è il marmo, quello pregiato di Custonaci, apprezzato a livello internazionale, ricercato da architetti ed artisti, estratto dalle sue bianche e suggestive cave fin dal 1500.
Il bacino marmifero di Custonaci è un luogo incantevole, espressione di un paesaggio produttivo storico che ha mantenuto e custodito il valore di un’importante tradizione: l’estrazione e la lavorazione del marmo. Non un marmo qualsiasi ma il “Perlato di Sicilia”, pietra di avorio chiaro o dalle tonalità cangianti che, nell’intermittenza di venature bianche, passa dall’avere sfondi chiari o piacevolmente un po’ più scuri. Poi si aggiungono la pietra naturale del Botticino, del Brecciato, dell’Avorio venato e del Libeccio.
Dopo quello di Carrara, Custonaci è il secondo giacimento marmifero in Italia e in Europa: l’80% del marmo estratto soddisfa una domanda che viene dall’estero ma, per la stessa ricercatezza, lo si trova anche nelle innumerevoli chiese barocche siciliane, nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Cappella medicea di Firenze, nella Reggia di Caserta, nel Duomo di Pisa così come in quello di Lucca e Arezzo.
Con la sua bellezza originaria, questa pietra caratterizza la formazione rocciosa che circonda il territorio di Custonaci: le cave sono pareti di marmo a cielo aperto incorniciate tra la riserva naturale di Monte Cofano e le baie di un litorale fatto di sabbia finissima dove si scoprono grotte che si aprono direttamente sul mare. Le intense attività estrattive hanno “scolpito” squarci suggestivi lungo i versanti montani creando un paesaggio sui generis che domina candidamente sulle vedute delle campagne. Il centro urbano invece è un borgo formatosi nel Settecento attorno al santuario della Madonna di Custonaci che da secoli custodisce un’immagine miracolosa della Vergine. Diffusi nel territorio si possono ancora ammirare i “bagli”, abitazioni semplici dalla struttura quadrata e regolare e che si dispongono a corte o a cortile.
Ma le cave non sono solo un paesaggio: il pulviscolo bianco che si solleva racconta ancora oggi le fatiche di un lavoro secolare, fatto di capacità tecnica che diventa tradizione. La lavorazione del marmo di Custonaci è un compendio tra la sapienza ingegneristica appresa e applicata dagli antichi romani grazie all’utilizzo di specifici strumenti manuali e quella tecnologica, sviluppatasi nel tempo.
La fatica e la sapienza artigiana restano comunque le pietre miliari che orientano ogni produzione e rispetto alla quale gli abitanti del luogo sono riconosciuti come maestri del settore. Dell’estrazione per la lavorazione del marmo, la tradizione si è costruita partendo dagli “spaccaroccia” d’acciaio ai “cugni” di legno fino ai tagli con il “filo diamantato”.
Custonaci è distretto internazionale del marmo e il marmo è l’identità storica e ambientale di questo luogo. La sua memoria storica è custodita nel Museo del marmo di Custonaci, un vero e proprio centro espositivo di un’attività economica che ha influenzato la cultura e la tradizione di questa parte di Sicilia scolpita dalla pietra.