Impruneta

L’Impruneta e la tradizione del cotto

Chi la conosce davvero sa che occorre l’articolo davanti, L’Impruneta

In passato, infatti, questa denominazione raccoglieva una serie di dodici borghi, tutti appartenenti al contado fiorentino, appoggiati sui colli e circondati da boschi di pino: era il territorio dell’Impruneta, incastonato tra Firenze e il territorio del Chianti.

Oggi soltanto uno conserva quel nome e mantiene di quella sua origine la tradizione produttiva della terracotta: molte delle fornaci storiche sono ancora oggi in attività (i loro prodotti si riconoscono dal marchio CAT - Ceramiche Artistiche e Tradizionali); furono loro a contribuire nella definizione dell’architettura fiorentina, in particolare nella Cupola del Brunelleschi. 

Una di queste, la Fornace Agresti, è entrata a far parte dei beni Fai, e non soltanto si configura come un ottimo esempio di archeologia industriale ma oggi trova nuova vita come fucina di eventi, mostre e cultura: al suo interno si trova il Fondo librario “Alessandro Alinari” che raccoglie importanti pezzi di storia locale.

L’attrazione principale del borgo rimane comunque il Santuario di Santa Maria dell’Impruneta, di origine pagana, ancora oggi meta di pellegrinaggio non soltanto per motivi religiosi ma per la grande importanza artistica al suo interno custodita.

Il fatto-a-mano come eccellenza toscana

In realtà l’intero territorio che circonda Impruneta si caratterizza per l’attenzione alla tradizione artigiana che ha mantenuto tecniche e competenze, talvolta non rinunciando all’innovazione. 

La tessitura a mano è ancora una lavorazione caratteristica che, se da una parte abbraccia la parte senese della regione - sono rinomati gli arazzi, le mantelle e le giacche di San Gimignano, Volterra e Badia a Coneo - , dall’altra rimane vitale anche alle porte di Firenze dove si trova la Fondazione Arte della Seta che ha il desiderio di custodire e tramandare la fabbricazione del “tessuto d’arte” non soltanto attraverso nuove creazioni ma anche col restauro.

Un’altra tecnica preziosa che si è conservata è quella della doratura a guazzo, resa celebre in particolare da Giotto ma utilizzata da moltissimi artisti nel Medioevo: ancora adesso è possibile vederla applicata alle cornici, camminando fra le botteghe storiche di paesi come Radda in Chianti, dove è facile trovare anche saponi artigianali, lozioni e creme prodotti con un’attenzione particolare all’ambiente e alla qualità delle materie prime. 

In una terra in cui le tradizioni ancora influenzano e definiscono l’intero settore produttivo non si può tralasciare il distretto del mobile di Poggibonsi, che basa la sua fortuna sulla lavorazione del legno che, fin dall’antichità, ha avuto forte rilevanza sull’economia della zona e ancora oggi costituisce un punto di forza per la qualità dei prodotti.

Sulla via del Chianti

Quella di Impruneta è una posizione privilegiata. Non soltanto perché fa parte della città metropolitana di Firenze, ma anche perché si trova a essere una piccola deviazione d’obbligo alla Chiantigiana, considerata una delle strade più belle d’Italia alla scoperta delle vie del vino. I borghi che costellano il percorso sono pieni di storia, un esempio fra tutti i castelli di Gaiole in Chianti, e permettono di immergersi completamente nella tradizione agroalimentare italiana, di cui il vino è l’essenza. Percorrendola tutta è possibile raggiungere Siena, tappa fondamentale di un’altra via di comunicazione: la via Francigena che collega Canterbury a Roma e che è ancora percorsa a piedi in ogni stagione da pellegrini e viandanti. 

L’alternativa è sempre quella di perdersi e lasciare che le colline sinuose della Toscana conducano altrove: magari a Volterra, alla scoperta della tradizione dell’alabastro oppure al cristallo di Colle Val D’elsa. O ancora concedersi il lusso di stare seduti a contemplare una delle sculture a cerchio di Mauro Staccioli, artista volterrano che ha disseminato il suo territorio di installazioni permanenti in continuo dialogo col territorio, proprio come quella che ha sede a Impruneta, in terracotta e acciaio, che guarda la cittadina e il territorio circostante senza bisogno di parole.