Prima ancora che una città, la quarta per importanza della Calabria, prima ancora che uno strategico scalo dove atterrare, prima ancora che uno snodo nel quale confluire per raggiungere i più bei centri calabresi, prima ancora di ogni altro suo essere strutturale, Lamezia Terme è la spontanea e semplice bellezza, spesso incompresa, di un territorio che sa esprimersi attraverso il racconto incantevole di luoghi sinceri e inebrianti che, in un batter d’ali, possono dire del mare e dell’entroterra, delle preziose terme e di un circondario ricco di tesori storici, delle affascinanti scogliere tirreniche e degli sconfinati orizzonti della pianura fino a risalire, pian piano, tra dolci e panoramiche colline che precedono la bellezza silvestre della montagna: Lamezia Terme si racconta insomma nella magnifica estensione del suo Golfo di Sant’Eufemia, attraverso otto chilometri di spiaggia per fiorire poi in una delle maggiori e più fertili aree pianeggianti della Calabria, la Piana di Sant’Eufemia, fino ad attraversare il versante meridionale del monte Reventino e del monte Mancuso, a Sud di quella Sila che è montagna viva nel cuore vivo del Mediterraneo.
Un racconto che si arricchisce dell’intensità storica di capitoli inscritti nelle pagine del suo circondario: nei siti archeologici, come quello di Sant’Eufemia Vetere laddove si possono ammirare i resti della città di Terina risalenti al 500 a. C. o al fascino dei ruderi dell’Abbazia Benedettina imbattendosi poi in strutture di epoca normanna, greca e romanica o in palazzi dell’età borbonica; così, finalmente giunti nel suo centro urbano, unione e sintesi di tre paesi diversi e consolidatasi nel 1968, si può leggere ancora di una storia antica e medioevale, quella di Nicastro e del suo Castello Normanno i cui ruderi, dalla sommità del colle San Teodoro, dominano la piana e offrono un incantevole scorcio del borgo storico, o quella di Sambiase bella e generosa di prospettive, con vicoli e architetture religiose, o quella di Sant’Eufemia Vetere laddove si erge il Bastione dei Cavalieri di Malta, una massiccia torre di guardia costruita nel XVI secolo.
E poi la ricchezza delle chiese, come la Cattedrale seicentesca dei Santi Pietro e Paolo, la neoclassica Chiesa di San Domenico, con dipinti incorniciati in un raffinato stile barocco, la Chiesa dei Cappuccini di Sant’Antonio con la tela dell’Immacolata di Andrea Cefaly e la Chiesa Matrice di San Pancrazio con interno seicentesco e decorazioni barocche.
Sui resti di un monastero basiliano sorge oggi il Palazzo del Seminario Vescovile che è anche sede del Museo Diocesano dove, tra le diverse opere d’arte, si conserva anche una statua della Madonna delle Grazie attribuita allo scultore svizzero Domenico Gagini e risalente al XV secolo. Pregevoli anche le esposizioni del Museo Archeologico Lametino, in una galleria di reperti provenienti dagli scavi effettuati sul territorio, dall’abitato di Terina della seconda metà del IV secolo a. C. alla cosiddeta Hydria di Cerzeto, un grande vaso a figure rosse risalente al 380- 370 a. C. e raffigurante scene di gineceo.
La vita familiare, nelle tipicità del suo territorio, si ritrova ancora nelle esposizioni più recenti dell’Ecomuseo e Luogo della Memoria: uno spazio senza tempo per leggere tra le righe degli arredi familiari di una volta, tra gli oggetti di arti e mestieri antichi, espressione di un artigianato vissuto nelle botteghe del ferro battuto, nei piccoli laboratori di ceramica o in quelli tessili di cui se ne espongono i vecchi telai a mano ancora funzionanti.
Circondate da alberi e ad un passo dal mare, in un’atmosfera intima e silente sgorgano e fluiscono poi le acque termali di Caronte, scoperte a metà del XVII secolo e dalle note peculiarità terapeutiche. Un territorio che si rivela in una molteplicità di aspetti storici e soprattutto naturalistici, un luogo le cui ricchezze e potenzialità si preservano ancora come in una timida carezza mentre, tutto intorno, è un desiderare la forza dell’abbraccio, quello che solo questo luogo può dare.