Pagani

Il volto antico di Pagani

Pagani è una città che sorge lungo le pendici dei Monti Lattari, nella valle del Sarno. Sull’origine del nome di questa località, nel tempo, sono state avanzate numerose ipotesi mai del tutto certificate proprio a causa di una forte stratificazione storica; di certo ebbe un ruolo fondamentale a partire dal XV secolo, diventando parte di una delle civitae più vaste dell’intero meridione chiamata appunto Nocera dei Pagani.

Fondamentale fu per Pagani la figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, al quale si lega un prezioso museo e la Basilica a lui oggi dedicata, che è solo una delle numerosissime chiese che popolano la cittadina.

La continuità geografica tra Pagani e gli altri comuni dell’agro nocerino-sarnese si misura anche attraverso i numerosi reperti archeologici che ricoprono l’intera area, in particolare il perimetro di Nocera, dove si trova anche il Museo archeologico dell’agro nocerino.

Dalla terra alla tavola

Il tessuto produttivo del luogo, però, racconta soprattutto il legame coi prodotti della terra, rappresentato in larga misura dal Mercato ortofrutticolo Pagani-Nocera di cui la pietra miliare è il pomodoro San Marzano. Sono numerosissimi i prodotti tipici certificati che prendono il nome dai paesi omonimi come il cipollotto nocerino DOP, l’arancia di Pagani, il finocchio di Sarno, i peperoncini friarielli noceresi e, quando si parla di terra, non si può certo ignorare una delle produzioni più caratterizzanti di questo territorio, ossia la pasta. 

A Gargnano hanno sede ben tre musei dedicati a questa divinità casalinga: il museo privato “La fabbrica della pasta Gragnano”, la Galleria del Grano e il Museo della pasta Cuomo, che ben sintetizzano una storia pluricentenaria non soltanto campana, ma dell’Italia intera. Si può dunque facilmente affermare che negli anni il settore agroalimentare abbia spiazzato diverse filiere produttive delle quali sono rimasti reperti importanti che, in epoca più recente, hanno poi trovato una seconda vita. 

Un esempio si trova a Scafati, l’ex Real Polverificio Borbonico produceva e analizzava la polvere da sparo; successivamente convertito in locale per la produzione di tabacchi, oggi ospita un auditorium ed è in corso la riqualificazione del parco che lo circonda. L’attuale municipio della cittadina fu un opificio che era parte delle Manifatture Cotoniere Meridionali (MCM), trasformato poi in uno stabilimento conserviero. Anche il Parco Wenner, porta con sé una storia importante: appartenuto alla famiglia Meyer, trasferitasi da Zurigo per impiantare una tintoria proprio sulle sponde del Sarno, venne poi venduto al comune che ne fece la propria villa comunale.

Muoversi col territorio

Lo sfruttamento e l’impiego delle risorse locali ha però fatto sì che alcune lavorazioni tipiche di questo territorio si esaurissero: la pietra lavica vesuviana, che fu uno dei materiali più utilizzati per le decorazioni barocche e rococò, già da diversi anni non è più disponibile; il fiume Sarno, che fu ampiamente utilizzato per la coltivazione della canapa e per la navigazione, oggi è un ambiente fortemente inquinato. A questo occorre aggiungere l’attività eruttiva del Vesuvio, il terremoto dell’Irpinia, le esondazioni del Sarno, forze vive che rendono il territorio in perenne mutamento. 

Tra le aree naturali protette che riservano possibilità da esplorare ci sono sicuramente il Parco regionale dei Monti Lattari e la valle delle Ferriere su cui sorgevano mulini e cartiere, alcune delle quali sono ancora in attività.