Palermo

Si estende all’interno di un’ampia pianura, la Conca d’Oro. Ha poi davanti a sé la bellezza della costa tratteggiata dall’insenatura del suo golfo mentre alle sue spalle è dominata dal Pellegrino, un promontorio calcareo. È questa la suggestiva cornice territoriale che inquadra Palermo, una tra le più rigogliose città dell’area mediterranea sia per storia che per cultura. Così da secoli.

Tutta la città conserva, ancora oggi, una bellezza esclusiva espressione di un’età dello splendore riconducibile alle antiche dominazioni arabe, normanne, spagnole, greche, romane e addirittura inglesi.



Da terra di conquista ha a sua volta “conquistato” e trattenuto il valore culturale del suo “invasore”: possiede infatti un patrimonio artistico, architettonico e di costume non indifferente che consente di muoversi tra chiese barocche, edifici neoclassici o arabeggianti, tra palazzi normanni o in stile liberty ma anche di visitare mercati caratteristici e quartieri animati fino a raggiungere, per non perderselo, lo spettacolo del Teatro dell’opera dei Pupi che l’Unesco ha riconosciuto Patrimonio immateriale dell’Umanità.

Poi c’è il porto, che da sempre rivolge il suo approdo ad Oriente e che rappresenta - ancora - un crocevia di scambi e di culture. Uno scalo che, se storicamente ha favorito multiculturalità e cosmopolitismo, non ha certamente impedito il caratterizzarsi di una forte identità manifatturiera: la storia cosmopolita di Palermo contiene innanzitutto la storia identitaria dei suoi isolani che hanno saputo tramandare un’importante tradizione artigiana, espressione di un autentico saper fare.

Strade e viali sono tuttora intitolati alle antiche maestranze che hanno costituito il tessuto produttivo della città: via degli Argentieri, degli Orafi, dei Bottonari, via dei Candelai, così come via dei Chiavettieri o degli Ambrai. I mestieri vivono per le strade di Palermo, si esercitano nelle botteghe artigiane del centro e rappresentano un vero e proprio paesaggio produttivo: nei dintorni tra il Palazzo Reale e la Cattedrale si intercettano i laboratori di verniciatori, intagliatori o stuccatori che hanno rinomato la tradizione dell’antiquariato palermitano; tra l’ottocentesco Teatro Biondo e la chiesa di San Domenico, negli empori si realizzano bottoni, borse e cinture mentre le “modiste” confezionano cappelli e tipici copricapi; tra ceramisti, fabbri ed argentieri ci sono poi i “seggiari” corporazioni di artigiani che impagliano, inchiodano, intrecciano e levigano sedie caratteristiche che poi accatastano in bizzarre esposizioni di strada.

In mezzo a tutto ciò fioriscono i mercati: da quello della Vucciria a Ballarò; l’eco dei venditori in questi luoghi dà colore e folclore ma si fa presto a ritornare nelle strade dei mestieri e delle tradizioni, anche quelle che sanno andare al passo coi tempi e che definiscono un artigianato più contemporaneo che, oggi, fa sistema con artisti, designer, architetti ed imprenditori.