Sebbene sulla carta Porano si configuri come un piccolo paese a sud dell’Umbria, al confine col Lazio, si tratta di un esempio molto rappresentativo dell’esistenza di una stratificazione storica e geografica lontana nel tempo che supera gli attuali confini - confini di ogni tipo: territoriali, produttivi, istituzionali - per rivelare un’identità unica e ancestrale.
Posto in una zona abitata fin dall’antichità, rimangono intatte le tracce della civiltà etrusca ben visibili anche all’interno dello stesso paese nelle tombe di Golini e degli Hescanas che restano uno dei siti archeologici più importanti della regione.
Questa appartenenza fa da eco all’attuale realtà produttiva umbra e dell’alto Lazio, caratterizzata da borghi specializzati in produzioni artigianali antiche e di qualità, che col tempo hanno fatto delle proprie lavorazioni un marchio distintivo.
Se si potesse parlare di una “via della ceramica umbra” sicuramente il percorso partirebbe da Orvieto, incantevole cittadina a dieci chilometri di distanza da Porano che porta con sé una tradizione plurimillenaria legata a questa lavorazione. Nata con i primi insediamenti umani (e il Museo Civita di Grotte di Castro lo racconta bene), nel medioevo questa particolare maiolica raggiunge il primato diventando caratteristica per molti monumenti, tra cui il Duomo con la sua facciata bicolore. A Orvieto si trova oggi il Museo delle maioliche medievali e rinascimentali orvietane mentre, per una ricostruzione a ritroso, si deve visitare il Centro di documentazione della Terracotta a Castel Viscardo, prima di proseguire verso la provincia di Perugia in direzione di Deruta, Gualdo Tadino e Gubbio, oggi centri nevralgici della produzione ceramica.
Lo stesso itinerario è immaginabile circa un’altra produzione, quella dei tessuti, che se oggi vede i suoi poli industriali concentrati nei pressi di Città di Castello, Perugia, Castiglione del Lago e più in generale la zona del lago Trasimeno - ribattezzata la Cashmere Valley” -, ha lasciato tracce importanti in tutta la regione.
Sempre a Orvieto, infatti, nasce nel ‘900 l’istituzione dell’Ars Wetana, che ha come scopo la confezione di merletti artistici. Oggi la tradizione è ancora rintracciabile nelle botteghe del centro e nei percorsi individuali di abili sarti che sono riusciti a portare questa arte all’interno del mercato industriale. Alla ricerca delle origini di questa manifattura, due soste obbligate sono il Museo del tulle “Anita Belleschi Grifoni” a Panicale e il Museo della Canapa a Sant’Anatolia di Narco che raccontano come la comunità abbia saputo valorizzare queste due lavorazioni caratteristiche. Il Museo del Merletto, invece, si trova a Tuoro sul Trasimeno, nel cuore del distretto produttivo odierno.
Il borgo di Porano si trova poi a metà strada fra due paesi che sono testimoni e custodi di altre due lavorazioni arcaiche che fanno del territorio umbro un ricettacolo di artigianalità: Piegaro si tramanda una tradizione antichissima di lavorazione del vetro e dell’oro; nel centro storico, all’interno di un’antica vetreria, dal 2009 è attivo il Museo del vetro. Ad Amelia (e nei paesi limitrofi), invece, si possono ammirare numerosi organi storici, alcuni dei quali risalgono addirittura al periodo rinascimentale: ogni anno ha luogo il “Maggio organistico” e l’ “Hermans Festival”, manifestazioni musicali molto conosciute anche a livello internazionale, che fanno rivivere agli strumenti una nuova esistenza.