Cosa resta di Trieste
Non si può raccontare Trieste prescindendo dall’elemento che più la definisce, la bora, il vento che soffia da Nord-Nord-Est e che infuria sulla città a raffiche. E non soltanto perché proprio nel capoluogo friulano gli è stato dedicato un museo (Il Magazzino dei venti - Museo della bora, appunto), ma perchè la città sembra non aver preservato le sue antiche tradizioni artigianali, che rimangono soltanto a tratti nelle vetrine delle botteghe del centro, rivelando un legame imprescindibile col passato ma anche con la propria natura di luogo di frontiera.
Trieste è una città portuale ma è soprattutto terra di confine, un luogo di incontro di culture che cercano il giusto spazio per resistere ed esprimersi. Il suo fiore all’occhiello sono i musei, la storia incorniciata, la letteratura che ne ha definito l’identità.
Le tracce della storia
Sono le vie del centro storico a rivelare l’eredità delle produzioni artigiane più antiche raccolte in piccole realtà che descrivono l’intero panorama produttivo friulano.
La lavorazione del legno resiste al tempo, soprattutto nell’espressione più autentica di questo territorio, l’intaglio, che definisce uno stile che si ripropone poi in diverse sfaccettature: nelle maschere carnevalesche tipiche della tradizione, nelle calzature o nei mobili d’Oltralpe, realizzati con una particolare tecnica di lavorazione del legno di faggio che viene piegato a caldo.
Resta molto diffusa la tradizione produzione di oggetti in ferro battuto, espressa visivamente nelle banderuole che popolano i tetti della città e arricchiscono le cucine e i camini delle case, così come la lavorazione del marmo di Aursina e della pietra carsica, materiali che definiscono la geologia del suolo carsico e istriano e che, nella loro umile semplicità, suggeriscono la storia di un popolo, l’indole, il carattere. Non solo cave ma veri e propri studi di scultori e marmisti si fanno custodi di un rapporto intimo, quello della roccia col mare, quello dell’uomo con la terra.
Rientra in questa visione arcaica anche l’artigianato tessile, testimoniato dagli splendidi costumi tipici della Carnia realizzati in velluto e cotone e con una mussola stampata che riporta il motivo delle roselline e presso il Museo carnico d’arte e tradizioni popolari, uno dei musei etnografici più importanti in tutta Europa, che si trova a Tolmezzo.
La fortuna del Prosecco
Prima ancora di essere il nome di un vino, come spesso accade, si tratta di un luogo: Prosecco è un quartiere di Trieste. Il nome deriva dallo sloveno e significa: parte del bosco tagliata in uno stretto passaggio ed è proprio questo angolo di mondo che ha fortunatamente consacrato il successo di questa bevanda alcolica divenuta l’icona del momento prima della cena. In occasione della Fiera autunnale di San Martino o di Barbacan Produce , a Trieste è possibile trovare dei produttori artigianali che facciano degustare questo vino nella sua forma più verace e meno commerciale, restituendo il gusto originario a un prodotto divenuto famoso in tutto il mondo.