I profili di una città nuova, tra storia, arte e produttività
Quello tra Venezia e Cortina d’Ampezzo è un percorso assai suggestivo del territorio veneto, al suo centro non passa inosservato il paesaggio urbano di Vittorio Veneto. È il capoluogo delle Prealpi Trevigiane, storicamente ricordato per la celebre battaglia che nella Grande Guerra determinò la vittoria dell’esercito italiano su quello austro-ungarico ponendo fine al primo conflitto mondiale.
Città nuova, nata dall’unione, nel 1866, dei due centri più piccoli di Ceneda e Serravalle. Si caratterizza per la bellezza delle sue piazze, per il pregio dei suoi monumenti civili e religiosi, per il fascino del centro storico di Serravalle che appare come un luogo altro, caratterizzato da piccole vie e palazzi cinquecenteschi. Collezioni di fattura storica e artistica, ma anche etnografica, arricchiscono un consistente corredo museale che ne rafforza il profilo di città d’arte.
Un certo dinamismo definisce poi il profilo economico di Vittorio Veneto che vanta un ragguardevole polo industriale attivato da non poche realtà imprenditoriali di respiro internazionale e votate anche all’economia di nuove tecnologie. Le attività produttive sparse nel suo territorio di provincia, tra il Piave e il Livenza, tracciano infatti i confini di una sorta Inox Valley, un vero e proprio distretto della metalmeccanica.
La Biella del nord est
Rispetto alla tecnologia moderna, alle nuove economie, è sempre il paesaggio naturalistico a determinare la valenza di uno dei profili più autentici di Vittorio Veneto: le sue colline, dominate dal Castello vescovile di San Martino sono al centro di una produzione vitivinicola d’eccellenza, quella del Prosecco Superiore. Ma non è solo una questione di vino.
La geografia del territorio regala corsi d’acqua come quelli del Meschio e del Livenza, è qui che si sono sviluppate non poche attività artigianali legate alle attività di mulini o fonderie, o alla lavorazione delle lame. È lungo questi corsi d’acqua che il territorio di Vittorio Veneto è stato un po’ il centro di una tradizione manifatturiera, soprattutto tessile, forse un tempo più gloriosa, e tale da rendere il comprensorio vittoriese e trevigiano come la Biella del Nord Est.
Ispirato da una forte cultura del lavoro, dai valori di una appartenenza territoriale, Vittorio Veneto esprime ancora oggi una produttività del tessile di alta qualità capace di ritagliarsi un posto di prestigio nella grande produzione tessile italiana. La storia secolare e produttiva degli opifici del nord est veneto scrive ancora pagine degne di quelli che furono anni d’oro, riuscendo a determinare una realtà produttiva che ai nuovi processi industriali ha saputo unire e mantenere il valore di una profonda tradizione, ispirata a canoni di bellezza e territorialità che hanno contraddistinto la brillante storia politica e civile della Repubblica di Venezia.
Testimonianze preziose della cultura del saper fare, radicata in questo territorio, si possono leggere e riscoprire anche tra le mura del Museo del Baco da Seta di Vittorio Veneto.
L’allevamento dei bachi, così come il lavoro della filanda, hanno avuto inizio grazie alla prosperità agricola di questo territorio. L’operosità dei vittoriesi ha contribuito poi ad uno sviluppo a più livelli in questo settore, dall’industriale a quello scientifico e sociale animando gran parte della vita produttiva del territorio dalla fine del Diciottesimo secolo ai primi decenni del Ventesimo.