Quello della tessitura, a Bolotana, nel cuore della Sardegna, è il mestiere della tradizione, delle trame da tramandare. Si apprende e si pratica nelleproprie case, quando si è ancora piccole donne.
In ogni casa c’è un telaio, l’esperienza di una tessitrice più grande, un ordito da lavorare, una tecnica da osservare e con cui intrecciare lana, lino,cotone, seta e persino il giunco.
A casa di Anna Deriu non è così, la madre non è mai stata una tessitrice, si è dedicata ad altri lavori e Anna ha appena terminato la scuoladell’obbligo. Ha quindici anni e si domanda cosa poter fare da grande. Non lo sa bene, alla sua età non tutto è sempre ben chiaro. È l’età deldivenire.
È però estate, si è più spensierati in questo periodo e alla giovane Anna arriva una voce: un gruppo di tessitrici del paese sta cercando ragazze cheabbiano tempo e voglia d’imparare il mestiere, di sedersi al telaio. Anna decide di provare, così e senza una vera e propria consapevolezza, senzauna determinazione.
Si ritrova al telaio, è accanto ad altre signore più grandi che facevano questo mestiere da tanto. È lì che impara, senza sapere o avere idea di checosa fosse il lavoro della tessitrice, ha solo un piccolo convincimento in più: ha come l’impressione che quello al telaio non sia propriamente unimpiego ma un’arte, un saper fare.
Così rimane lì, seduta al suo telaio.
“Sono rimasta”, dice.
La strada non è stata facile, le difficoltà che appartengono alla complessità delle tecniche di tessitura manuale vengono sorpassate mano a mano,col tempo. Anna inizia imparando la tecnica tipica del suo paese: con “a un’in dente”, detta anche “pettenedda”, riesce a far passare un esattonumero di fili di ordito attraverso i denti del pettine, uno per ogni dente.
Poi l’abilità cresce con la tecnica “a rànu”, quella che fa vedere grani in rilievo, mentre applicando la tecnica dei “pibiones” Anna crea piccolirialzi ad acini d’uva e, al suo telaio orizzontale a quattro licci, realizza i manufatti “a littos”.
Con la tessitura “a s’iscaccu” ottiene invece motivi geometrici grazie ad un abile movimento dei fili d’ordito che Anna ha imparato a sistemarenelle maglie dei licci.
A questo che ormai è divenuto il suo saper fare, Anna aggiunge la sua delicata creatività, un’arte, non più un lavoro, che la porta ad armonizzarele diverse tecniche di orditura fino ad ottenere manufatti d’inedita ispirazione e bellezza, dagli arazzi alle stuoie, ai cuscini, ai tappeti. Anna Deriucrea e sperimenta con la tradizione, mescolando le tecniche apprese, le esperienze vissute, utilizza vari tessuti e vari materiali, lavora perfino ilgiunco.
Oggi Anna è un’abile tessitrice, a Bolotana ha il suo laboratorio tessile, si chiama S’Iscaccu e ci sono diversi orditi, svariati colori per creare eotto telai di antico valore, strumenti della tradizione locale ben ristrutturati e che conservano il loro “peso” storico, da manovrare con forza, concura e delicatezza, perché così è la tessitura.
E Anna è seduta ancora lì, come quando aveva quindici anni, fa un lavoro (anzi no, esercita un’arte) di pazienza e di concentrazione. È rimasta lì,a far il suo, in un continuo contare, riflettere senza stancarsi: ogni trama è diventata un viaggio nel suo tempo, accompagnata da quello che simaterializza davanti agli occhi, mano a mano che si tesse. Oggi Anna è l’espressione autentica del valore della tradizione tessile sarda.